Rapporto sugli interventi nel “Cantiere 1”

Il cantiere si apre con ritardo di oltre un’ora sui tempi prestabiliti.

Daniel Modigliani, Commissario Straordinario dell’ATER di Roma, è chiamato per primo ad introdurre i temi in discussione.

D.M. – Parlare di “rigenerazione”, riferendosi alla proprietà Ater di Corviale, significa dover affrontare vari nodi: il recupero degli impianti – impianti grandi, come di una città – verticalizzazione, 4° piano, riuso del piano terreno e dei garages. Ma la rigenerazione dei fabbricati Ater è soprattutto connessa alla rigenerazione del loro rapporto con il territorio circostante, con la città e la campagna. Occorre perciò anzitutto ripensare il piano terreno valorizzandolo come elemento cardine della riconnessione con l’urbano e con l’agricolo. Ciò potrà avvenire solo se si introdurranno in esso funzioni nuove. Ma quali funzioni e quali modificazioni edilizie, visto l’alto valore culturale e architettonico di Corviale? Questo non potrà essere deciso se non attraverso un Concorso Internazionale di progettazione per la riqualificazione di Corviale e del suo intorno. L’Ater è deciso a bandirlo prima possibile. Le indicazioni poste nelle Linee Guida, che si dovranno fornire ai concorrenti per orientarne le progettazioni, sarebbe auspicabile che fossero il risultato di un dibattito disciplinare, ma anche delle osservazioni e richieste degli abitanti e degli operatori del territorio con un processo di partecipazione dal basso. Cosa che si spera possa avvenire già nel Forum.

Prima di passare la parola al secondo relatore chiamato dal programma ad intervenire, cioè al professor Piero Ostilio Rossi, si rende necessario anticipare la richiesta di intervento dell’arch. Luca Zevi che ha impegni urgenti e deve lasciare il convegno.

L.Z. – L’altissimo valore simbolico di Corviale, sottolineato da molti dei relatori  intervenuti in sessione plenaria e del resto ampiamente condiviso, si associa al fatto che Corviale, il fabbricato lungo un Km, con i suoi circa 5/6000 abitanti è in sostanza “una città media italiana”, però malata perché monofunzionale. Si

sta parlando di intervenire sul 4° piano, si potrebbero fare paradossalmente dei superattici sui tetti, dei piani straordinari, ma se non si incide sulla monofunzionalità non si comincia ad affrontare il degrado. Per il futuro superare la monofunzionalità significa necessariamente coinvolgere l’intorno agricolo. Intorno di valore paesaggistico ma poco utilizzato, che potrà migliorare la sua qualità estetica solo se messo in produzione. L’estetica dei paesaggi, come la storia dimostra, non è infatti conseguenza di progettazioni ma di un uso produttivo colto e competente. Dunque propongo che venga elaborato per questo “distretto” un Piano di Sviluppo agricolo qualificato e “allargato”. Si tratta di lavorare tra istituzioni ed operatori interessati per stabilire modalità d’uso e contenuti di convenzioni. Il tutto deve essere finalizzato alla sperimentazione certo, ma soprattutto a generare occupazione. Corviale infatti come si è detto è una città, ma è una città senza lavoro. E se una città al suo interno – in quanto monofunzionale – non è capace di generare attività lavorative è doppiamente malata. Con un intorno agricolo così importante può però trovare un’identità propri ed una collocazione. E può trovare, anzi deve, anche spazi sociali di tipo produttivo legati in qualche modo all’agricoltura.

 In sintesi la rigenerazione di Corviale potrà avvenire attraverso la trasformazione di un sistema monofunzionale semplice in un sistema polifunzionale complesso, fondato sulla possibilità di generare posti

di lavoro.

La parola passa a questo punto a Piero Ostilio Rossi, Direttore del Dipartimento Architettura e Progetto dell’Università di Roma “La Sapienza”.

P.O.R. – Si è parlato prima di Corviale come espressione di diverse utopie. Quella urbanistica e quella sociale, ma non solo. Per capire bene il perché di queste utopie, specie di quella sociale, si devono però ricordare le condizioni in cui nel 1972 l’idea di Corviale è maturata. Corviale è stato soprattutto una risposta sociale – 1200 alloggi – ad una domanda fortissima di abitazioni. Non dimentichiamo che nel 1969 ci fu un imponente sciopero generale per la casa. Il tema era scottante ed imponeva risposte urgenti. Ma non è il caso di continuare a parlare del passato se non per ricordare che quell’utopia sociale nacque pensando che

una coesione fisica e sociale, cioè di luoghi e di persone che si incontrano, fosse in quel tempo ancora possibile. Corviale è stato poi ultimato e popolato negli “anni di piombo”, il clima sociale era divenuto del tutto diverso dalle aspettative dei progettisti e tutto il contesto è cambiato rapidamente. 

Oggi i rapporti sociali non sono più solo fisici. Ci sono le reti, il web, l’immateriale che mettono in contatto gli individui tra loro. Quelle stesse reti che oggi esaltano l’ossimoro che prima l’arch. Purini ha chiamato  “’individualismo collettivo” e che domina la nostra società, ebbene forse quelle stesse reti permetteranno di recuperare l’utopia di Corviale creando le condizioni per consolidare una mixité, seppure immateriale.

Una mixitè per rigenerare Corviale – come per altre periferie – ottenuta integrando la massiccia presenza residenziale con le opportunità di lavoro in loco e con “il Distretto”. Ma è anche necessario che si formi una mixité generazionale. Dare spazio abitativo e di lavoro a Corviale ad una generazione giovane e “nuova”. 

La mixitè si genera anche ristabilendo una delle caratteristiche utopiche del progetto di Fiorentino: il rapporto tra edificio e città. Riconducendo cioè la città all’architettura e viceversa. La “freccia” formata dal cosiddetto “sesto lotto” (quello a 45°) e dalla punta triangolare del centro commerciale, era una freccia che puntava simbolicamente – nelle intenzioni progettuali di Fiorentino- e tuttora punta, verso la città, in cerca di ricongiunzione. Il percorso pedonale pubblico – affiancato da quelli che dovevano essere negozi e oggi sono residenze abusive – esistente al piano terra del “6° lotto”(doveva collegare il mercato coperto di

Corviale con il Centro Commerciale) deve essere recuperato nella sua funzione originaria proprio per cominciare ad introdurre la auspicata mixité. E questo potrebbe essere un primo segnale concreto di non difficile attuazione. Poi funzioni innovative devono essere introdotte anche nei quarti piani (grandi aule ex condominiali) e sulle coperture, che rappresentano un’altra straordinaria opportunità: Il tema innovativo della salita “urbana” verso l’alto in contrapposizione alla discesa a terra per cercare servizi. Infine la mixité va attuata ripensando funzionalmente il piano terra ed il sistema dei percorsi orizzontali e verticali del grande manufatto edilizio. Resta comunque intatto in Corviale l’obiettivo di essere e restare “diverso” dalle  altre periferie caotiche e spontanee che caratterizzano le aree urbane. 

All’inizio ho citato l’utopia urbanistica e quella sociale contenute nel progetto di Corviale. C’è ne è però fin dall’inizio almeno un’altra: quella artistica. Le sculture…”interventi tridimensionali di grandi dimensioni” come disse Fiorentino, da porre nei 5 larghi d’ingresso (mai realizzate), e poi l’intervento originario dello scultore Nicola Carrino, famoso artista romano, che caratterizza i pannelli prefabbricati dei sottofinestra con dei tagli diagonali, simili a graffi (ma anche il raffinato progetto grafico della segnaletica interna curato dal figlio Stefano Fiorentino. N.d.r.).

Oggi ad esempio il Mitreo è una testimonianza concreta e sorprendente di come, nonostante la difficoltà dei tempi, l’utopia artistica permanga dentro Corviale. L’arte e la comunicazione multimediale possono perciò trovare a Corviale una dimensione identitaria.

Un’ultima considerazione. Corviale, la più grande trasformazione urbana degli anni 70 era allora un

“intervento in periferia”. Oggi la parola periferia è superata per Corviale, che è il diventato invece il “centro” di un altro sistema territoriale. Espressione di un policentrismo proprio, componente di una metropoli policentrica. Come elemento riconducibile all’idea stessa che caratterizza il PRG vigente, di

dissolvere il dualismo storico Centro-Periferia in un sistema di polarità urbane diffuse. Siamo dunque in un insieme in cui Corviale può svolgere un ruolo urbano straordinario.

 

Terminato l’intervento di Piero Ostilio Rossi risulta iscritta a parlare l’arch. Guendalina Salimei.

G.S.  Si tratta di un breve contributo informativo sul progetto esecutivo del 4° piano di cui l’arch. Salimei ha avuto l’incarico di redazione essendo risultata vincitrice di un concorso appositamente bandito dall’ATER. 

Il piano – o meglio i piani – da riqualificare mantengono nel nuovo progetto una loro specifica  riconoscibilità e diversità, sia nei prospetti che nelle tipologie residenziali. Salvaguardando dunque, almeno

in parte, le scelte di Mario Fiorentino che vedeva il 4° piano come elemento diverso nel contesto dell’edificio, non solo per le sue destinazioni d’uso non residenziali, ma anche perché subito riconoscibile dall’ esterno per un arretramento delle superfici. Nei nuovi prospetti si vedrà una fascia verde e di vegetazione, corrispondente ai quarti piani  che, correndo lungo tutto “il Kilometro”, dividerà la parte alta “rossa negli infissi” dalla parte bassa “azzurra negli infissi”. Anche le tipologie alloggiative ricavate all’interno devono considerarsi “speciali”, così come previsto proprio dal “Contratto di Quartiere”. 

Un altro contributo G.S. lo porta in merito alla ristrutturazione del plesso scolastico di via Mazzacurati in corso di esecuzione e di cui, anche in questo caso, è progettista. Il cantiere è aperto. Si tratta del primo Lotto di lavori al quale occorre far seguire un secondo lotto – già progettato – per il quale però si è ancora in cerca di adeguati finanziamenti. Il lotto in esecuzione comunque contiene la gran parte delle opere da realizzare, compreso un nuovo teatro che sarà accessibile sia dalla scuola sia direttamente – all’occorrenza – dall’esterno. Una volta completato il plesso scolastico si trasformerà in un polo “0 -12” di assoluto valore sperimentale e innovativo per Roma.

 

E’ poi iscritto a prendere la parola l’arch. Vincenzo Giorgi.

V.G. – L’intervento è finalizzato a sottolineare il valore storico del territorio ove è insediato Corviale. E dunque la necessità di grande attenzione all’uso che se ne farà, soprattutto dal punto di vista del paesaggio. Questo territorio – dice V.G. – faceva parte di quella che in epoca romana era la zona delle grandi tenute agricole. Il suburbio, cioè la fascia più a ridosso delle mura Aureliane, era composto da vigne e orti, dunque da piccole proprietà, in un contesto molto frammentato si estendeva dalle mura verso l’esterno per diverse miglia, e finiva – per quanto riguarda la zona Portuense – in corrispondenza della attuale via delle Vigne. Da

lì in poi, sempre in direzione esterna rispetto all’urbano, c’erano le grandi tenute. Quella dove oggi insiste Corviale era la prima tenuta, contigua al suburbio, che si è conservata intatta nei suoi confini fino circa all’inizio del ‘900, e che il seicentesco catasto Alessandrino classificava come “Tenuta di Casetta Mattei” dal nome della famiglia che ne era allora proprietaria. Dunque si sta parlando di un contesto territoriale già definito in epoca romana e perciò da considerare anche come reperto. Con i secoli successivi la pastorizia ha preso il sopravvento rispetto all’agricoltura e – così come in tutto l’Agro Romano – anche qui il paesaggio divenne una distesa di prati, interrotta dall’andamento collinare del suolo e dai boschi di querce e sughere che ancora oggi permangono visibili. Questa vastità e questa bellezza, silenziosa e sublime incantò – come è noto – i pittori paesaggisti dell’’800.

Dunque, conclude V.G., Corviale deve impostare la sua rigenerazione valorizzando questa sua risorsa di terreni non edificati che, in gran parte, hanno mantenuto i valori storico-paesaggistici.

 

A questo punto il prof. Piero Ostilio Rossi, avendone notato la presenza tra il pubblico, invita sentitamente a prendere la parola l’arch. Giovanni Caudo, Assessore alla trasformazione urbana di Roma Capitale.

G.C. – L’Assessore ringrazia e dice anzitutto che la sua presenza al Forum era finalizzata più all’ascolto che all’intervento. E soprattutto era finalizzata alla sottoscrizione del Partenariato istituzionale predisposto dal

Mibac, cosa che aveva appena fatto. Tuttavia G.C.  coglie l’occasione per porgere ai presenti il suo saluto e

anche per sottolineare a sua volta, brevemente, come sia la dimensione territoriale quella più corretta per affrontare la rigenerazione di Corviale. Corviale è stato concepito originariamente come un frammento lineare di città in rapporto al suo intorno territoriale e questo deve tornare ad essere, riannodando i nessi con la città, con i tessuti edificati circostanti ed il territorio agricolo. Il tema dell’architettura, come valore, deve essere ripreso per Roma. Meglio, deve essere un tema di cui Roma si deve riappropriare. In questo Corviale ha un suo ruolo. Proprio per il suo valore architettonico. Corviale ci fa discutere di città e noi non ci dobbiamo rinunciare, perché l’architettura non è “contro” la città (in quanto volumetrie, cemento, carico insediativo. N.d.r.), Anzi il sociale, la stessa capacità di favorire e costruire associazioni, dipende molto

dall’architettura. L’architettura costituisce la città.

 

Il tempo è tiranno, sono quasi le ore 14 e il “Cantiere 1”deve necessariamente concludersi, sebbene molte altre persone si fossero iscritte ad intervenire.

Chiude pertanto gli interventi Maurizio Gubbiotti, Commissario di RomaNatura, Ente Regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma.

M.G. – Il Commissario nel suo brevissimo intervento auspica che la rigenerazione urbana di Corviale, proprio in virtù delle peculiarità paesaggistiche del suo territorio, recuperi un approccio ambientalista. Appunto perché il territorio interessato dalla rigenerazione è costituito in larga misura da aree ricadenti nelle due Riserve naturali di “Valle dei Casali” e “Tenuta dei Massimi”, gestite da RomaNatura, che intende quindi tutelarle e valorizzarle in quanto aree protette. In questo senso la valorizzazione del territorio dovrà avere – a suo avviso – anche finalità occupazionali, in attività ovviamente compatibili con l’importanza paesaggistica dei luoghi.

 

Considerazioni finali dei rapporters che si sottopongono alla discussione.

Dall’insieme degli interventi effettuati si evince, in sintesi, che i punti condivisi risultano i seguenti:

1) Affrontare la rigenerazione di Corviale in una dimensione territoriale;

2) Introdurre nel grande manufatto residenziale dell’ATER una mixitè di funzioni;

3) Creare occupazione locale soprattutto attraverso l’uso intelligente” delle vaste aree verdi presenti.

4) Creare per il “distretto”, (con le soluzioni associative, cooperative, consortili più idonee e con la disponibilità dei terreni) un Piano di Sviluppo agricolo qualificato e “allargato”. In questo senso RomaNatura potrà fornire un determinante contributo di idee e metodologico, anche mettendo in

gioco la sua dotazione di aree già pubbliche. 

5) Utilizzare i molti spazi coperti disponibili o trasformabili nell’edificato del P.d.Z  Corviale – e qui un ruolo fondamentale lo dovrà svolgere l’ATER -  per insediarvi attività lavorative e di servizio connesse con le produzioni agricole, la nuova produzione manufatturiera e artigianale, la formazione di figure ad alta specializzazione nel settore della green economy, spazi di incontro e socializzazione (sono stati proposti in tal senso: il riuso dei vastissimi garages, del piano terra del 6° lotto, delle cinque grandi aule condominiali etc).

 

In conclusione – in attesa di contributi, emendamenti, perfezionamenti frutto di discussione – si propongono questi primi 5 punti come nocciolo su cui costruire un progetto per tentare l’accesso ai finanziamenti comunitari 2014 – 2020. Resta da capire chi vorrà/potrà essere il capofila, tra i componenti del partenariato appena sottoscritto, il soggetto cioè in grado di formulare, di concerto con gli altri, i contenuti specifici del progetto, di investirci risorse e di essere trainante.

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