Teresa Pollidori. Focus su Corviale

corvialeLe quaranta foto che l’artista presenta in mostra, tutte dello stesso formato quadrato 25X25, inquadrano particolari della struttura di Corviale: scorci prospettici, lunghe fughe architettoniche, molteplici punti di vista, esaltati dal chiaroscuro netto delle ombre intagliate dalla stampa in bianco e nero.
E un’altro Corviale questo, artisticamente appagante, bello nelle sue inquadrature, ricco degli echi culturali di certe foto utilizzate da Herbert Bayer per il catalogo della mostra Bauhaus 1919-1928, o di altre, bellissime, di Rodcenko, professore della scuola russa di design, il Vchutemas.
Si perde, in queste foto, si dissolve il senso di cattedrale dolorosa che percepiamo in certe fotografie a colori, dove le sinistre altezze in quota di certi ambienti rivelano affacci di finestre che non vedranno mai la luce.
Il bianco e nero, l’attenzione focalizzata sul taglio sapiente dell’inquadratura fotografica, il formato stesso dell’immagine, un modulo che si reitera nello spazio, ci inducono piuttosto ad osservare sul cemento armato delle forme dell’architettura di Corviale, le impronte lasciate delle casse-forma in legno, così simili nel risultato estetico alla superficie delle sculture in cemento armato di quegli anni di Giuseppe Uncini.
Le foto montate nello spazio espositivo come corpus installativo che tralascia intenzionalmente la visione sequenziale delle immagini a parete, si accompagna ad un video girato dall’artista insieme a Giulio Mizzoni in un montaggio che prevede l’alternarsi delle foto di Corviale a riprese girate espressamente sul luogo.

dal testo di Ivana D’Agostino

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