Wold Urban Forum sesta edizione,Arch. Giorgio Mirabelli Arch. Lucilla Brignola

 

Dall’1 al 7 Settembre si è svolto a Napoli (alla Mostra d’Oltremare) il WORLD URBAN FORUM6 organizzato dal Ministero degli Esteri e dall’Agenzia delle Nazioni Unite UN-HABITAT. L’evento giunto alla sua SESTA edizione ha avuto come tema centrale: “LA PROSPERITA’ DELLE CITTA’: CONIUGARE ECOLOGIA, ECONOMIA ED EQUITA’” ed è stato incentrato sulle tematiche dello sviluppo urbano sostenibile. Dalle prime stime non ancora ufficiali sembra che per partecipare al FORUM siano giunte a Napoli circa 15.000 persone provenienti da tutto il mondo, tra rappresentanti di governi e autorità locali, rappresentanti della società civile, della cooperazione internazionale, del mondo accademico e del settore privato. La precedente edizione tenutasi a Rio de Janeiro nel Marzo del 2010 aveva visto più o meno la stessa partecipazione di persone provenienti da 150 Paesi diversi. L’organizzazione si è avvalsa, naturalmente, anche del coinvolgimento attivo della Regione Campania e del Comune di Napoli rappresentati dalla “Fondazione Forum Universale delle Culture” che ha sostenuto gli oneri finanziari.
Nel mese di Agosto, “Amate l’Architettura” ha avuto il piacere di essere direttamente invitata, dalla Segreteria di Presidenza di UN-HABITAT, a partecipare presentando un documento all’interno del Workshop “ THE WEALTH OF NATIONS – THE WEALTH OF CITIES (La ricchezza delle Nazioni – La ricchezza delle città), che si è tenuto il 6 – 7 di Settembre.
E’ stata un’esperienza molto interessante e coinvolgente, ma soprattutto (parlo a titolo personale) è stata un’occasione importante per ripensare al ruolo dell’architetto e dell’architettura di fronte all’enorme problematica che pone lo sviluppo futuro delle città, sia quelle consolidate, da recuperare e riqualificare, del mondo occidentale ed industrializzato o post industriale, sia quelle in fase di sviluppo e di crescita urbana del cosiddetto terzo mondo. Come riflessione finale mi viene da dire che forse sarebbe ora di dedicare, soprattutto come Movimento (e non solo dal punto di vista dia-lettico), un po’ più del nostro tempo a queste tematiche ed occuparci un po’ meno di grandi archi-tetture e di Archistar in gran parte preoccupati solo di perpetuare la loro autoreferenzialità e la loro ricerca prettamente “formale” senza porsi quasi mai, in una visione più ampia, il problema del “luo-go” e del suo ipotetico e potenziale sviluppo futuro.

 
RICCHEZZA E’ ANCHE LA QUALITA’ DEL PROGETTO

Per la prima volta nella storia del nostro mondo, a causa di un costante aumento del fenomeno dell’inurbamento, più della metà della popolazione mondiale oggi vive nelle aree urbane.
Di fronte a questo incontestabile dato di fatto trova un’ulteriore e più che significativa giustificazione il titolo di questo Workshop:
“La ricchezza delle Nazioni – La ricchezza delle Città”
Perché se le Città sono diventate e saranno, come noi pensiamo, il “motore” preponderante per un futuro di crescita e di sviluppo, è all’interno delle Città che bisognerà impegnare e valorizzare quelle risorse (umane, culturali, sociali) e quelle capacità naturali (di relazione, di creatività, artistiche) che esistono, per cercare di risolvere i problemi e le grandi contraddizioni di cui oggi sono afflitte. Questo presuppone però che la “Città dei bisogni soddisfatti” diventi anche la “Città dei Diritti e dei Beni Comuni” dove la qualità del suo sviluppo futuro e di una migliore qualità della vita deve necessariamente essere accompagnata dalla qualità delle “Istituzioni” che devono essere di tutti e non solo di una parte privilegiata di cittadini.
Purtroppo oggi, anche per questi motivi, la logica che sottende a tutte le operazioni speculative le-gate alle rendite ed ai profitti ottenuti con le trasformazioni urbanistiche dei territori è la stessa, sia nelle città con vaste aree portuali dismesse, vere porte d’ingresso per chi arriva dal mare, che nelle città metropolitane. Nelle prime si passa dalla dequalificazione delle strutture esistenti, alla deloca-lizzazione delle attività produttive, fino all’abbandono delle infrastrutture con relativo impoverimento di tutto il territorio. Nelle seconde si baratta l’impossibilità di recupero e riqualificazione di quartieri e di intere periferie, adducendo costi eccessivi assolutamente non veri e del tutto pretestuosi, con una completa demolizione e ricostruzione o con uno spostamento di costruzioni in un nuovo luogo da urbanizzare. Una stessa logica per dare modo al complice “potere politico” di chiamare al “ca-pezzale” del territorio “ammalato” i “medici” delle grandi società immobiliari e di costruzione.
Queste soluzioni non hanno più nessuna ragion d’essere di fronte ai disastri odierni compiuti dal potere economico-finanziario che si immola al dogma neoliberista della crescita infinita.
Queste soluzioni non possono più trovare giustificazioni dal punto di vista urbanistico ed architet-tonico perché nel nuovo modello di sviluppo o nella nuova idea di città non è più consentito disat-tendere le aspettative di qualità della vita delle persone che come tutti noi hanno il “Diritto” di vi-vere “degnamente” i luoghi e gli spazi delle nostre città.
Tutto ciò si deve necessariamente tradurre nella realizzazione di “progetti concreti e fattibili” dove trovano casa principalmente concetti divenuti oggi, a tutti gli effetti, “DIRITTI”:

ad uno Sviluppo Sostenibile,
ad una Crescita o Decrescita Programmata,
ad una Sostenibilità Ambientale,
ad un Risparmio Energetico con l’uso delle Energie Rinnovabili,
ad un impiego di Nuovi Materiali e Nuove Tecnologie Costruttive,
ad un Recupero e Riqualificazione di territori e strutture dismesse o abbandonate,
ad una Qualità Diffusa dell’Architettura e quindi
ad una Migliore Qualità della Vita.

 

Noi di “amate l’architettura” crediamo inoltre, forse anche un po’ ingenuamente, che questo grande processo di rinnovamento, prima di tutto “culturale”, debba per forza di cose coinvolgere il “Progettista” (Architetto, Ingegnere o Urbanista, sia singolo che in gruppo) che da sempre, con o senza complicità, ha avuto il compito di esaudire, attraverso la “Progettazione”, le “volontà” del “Potere” di turno. Del resto, come ci ha testimoniato la storia, se l’architettura è stata la “rappresen-tazione” del potere dominante sia esso politico che religioso, oggi, che le sorti di interi paesi (Grecia “docet”) dipendono dalle valutazioni delle Agenzie internazionali di Rating, dal PIL e dall’ammontare del Debito pubblico, possiamo affermare che non c’è più nessun aspetto (culturale, etico, sociale e men che meno politico) in grado di contenere o condizionare, in qualche modo, il potere economico-finanziario. L’unico capace ancora, nonostante i disastri e la crisi in cui ci ha fatto precipitare, di orientare scelte di natura architettonica ed urbanistica come, in verità, in parte ha sempre fatto.
Ecco perché in una situazione come quella che oggi stiamo vivendo, diventa di estrema importanza e assolutamente “necessario” parlare di “Qualità della Progettazione” per cercare di combattere “l’ingiustizia distributiva” che affligge le nostre città.
Quindi, senza evocare impossibili virtù taumaturgiche che nessuno possiede, ma facendo appello ad un’imprescindibile assunzione di responsabilità connaturata alla sua figura, il progettista, come ultimo “baluardo”, attraverso la bontà e la qualità del progetto, deve adoperarsi per porre un argine, quando occorra, a questo “strapotere”, ma anche per cercare di recuperare, all’interno di qualsiasi “percorso progettuale”, quel ruolo di “protagonista” che è stato cancellato dalla Committenza Pubblica-politica-affaristica prima e da quella Privata-economica-finanziaria adesso.

Arch. Giorgio Mirabelli
Arch. Lucilla Brignola

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